INSERIMENTO AL NIDO fascia 0-3 anni

L’inserimento al nido è un momento di crescita per tutta la famiglia e porta con sé emozioni talvolta ambivalenti che possono essere accolte ed elaborate insieme al bambino.

L’ingresso al nido rappresenta il primo distacco significativo del bambino, che inizia a fare esperienze proprie, lontano dall’ambiente domestico e dai genitori. Si costituisce un nuovo equilibrio, che include la presenza importante di persone inizialmente estranee.

Quando si fa l’iscrizione al nido, il genitore dovrà considerare una serie di criticità da superare. Ecco qualche consiglio utile ai genitori per affrontare sereni e consapevoli il delicato passaggio evolutivo.

1. Coinvolgi il bambino nei preparativi

In base all’età del piccolo, chiedendo consiglio all’educatore, puoi proporgli delle letture o coinvolgerlo nei preparativi dei vestiti o del materiale da portare.

2. Trasmettigli serenità

Entra in struttura sempre con il sorriso. Considera la psicologia del bambino: attraverso la comunicazione non verbale lo aiuterai a capire che deve stare tranquillo, che non sta accadendo nulla di cui preoccuparsi e che tu sei sereno e ti fidi degli educatori. 

3. Rendi il distacco meno traumatico

Per aiutare il piccino ad affrontare i primi momenti, può essere utile attuare qualche piccola strategia. Ad esempio spruzzare il profumo della mamma sui vestiti, affidargli un oggetto da custodire dicendogli che potrà ridarglielo al ricongiungimento, disegnare un cuore o un bacio su un bigliettino che il bimbo potrà tenere in tasca e tirare fuori nei momenti di nostalgia (o anche una foto di famiglia).

4. Saluta sempre il tuo bambino

Non andare mai via di nascosto senza salutare il tuo bambino: “Ciao io vado, bevo un caffè e poi torno e andiamo insieme al parco”.

Così, vedendoti andare via, magari il bambino piangerà, ma col tempo imparerà a gestire questa situazione senza sentirsi abbandonato.

5. Quando decidi di andare, vai

Non fare l’errore di tornare indietro se senti il bambino piangere. Innescherai in lui un meccanismo negativo: non si sentirà in grado di gestire la situazione in tua assenza.

6. Accogli il piccolo con entusiasmo

Quando ritorni, abbraccialo, digli che anche lui ti è mancato, che sei contento di vederlo e chiedigli di raccontarti com’è andata la giornata.

7. Ascolta le emozioni del tuo bambino

Fagli sentire che, se è triste o arrabbiato, lo capisci e col tempo tutto andrà meglio. Se è felice, digli che anche tu lo sei.

8. Collabora con gli educatori

Crea con gli educatori un rapporto di collaborazione e alleanza educativa. È importante che il bambino senta fin da subito che genitori ed educatori stanno lavorando insieme e seguono una linea comune. Ad esempio, se all’asilo si sta seduti a tavola a mangiare è bello che anche a casa il bambino possa ritrovare la medesima situazione. Se hai dubbi di qualsiasi tipo non tenerli dentro e non darti delle risposte da solo: confrontati sempre con gli educatori.

Ricorda l’inserimento non è un percorso che riguarda solo il bambino, ma un processo graduale di adattamento che interessa tutta la famiglia. Certo, tuo figlio è il più coinvolto perché deve affrontare un ambiente nuovo e persone nuove senza la presenza rassicurante di mamma o papà. Ma anche tu devi affrontare cambiamenti importanti: una diversa routine familiare, nuovi orari, nuove persone. Soprattutto, devi abituarti all’idea di affidare il bambino alle cure di altri, senza vedere quello che succede.

Come rendere naturale e felice l’inserimento al nido? Prova a “portare il nido a casa”, rendere il nido un luogo familiare per tuo figlio. E, prima, per te. Come? Cerca di sapere il più possibile: fai domande alle educatrici, esprimi i tuoi timori, chiedi quello che tuo figlio farà al nido (orari, giornata tipo, attività previste), visita la mensa, la stanza del riposino, il bagno. Chiedi il nome delle educatrici, così potrai parlarne al bambino prima che le incontri. 

Lo scambio di informazioni tra genitori ed educatrici deve continuare anche dopo l’inserimento: quando riprendi il bambino fermati qualche minuto per chiedere come è andata la giornata, e non solo per le domande di rito sul mangiare e sul sonno. Sapere se tuo figlio ha dipinto, ha ballato o si è fatto un nuovo amico è importante per poterne poi parlare a casa ed essere parte della sua vita al nido. 

Ansia e fobia scolastica

Little Miao go to school

La Fobia Scolastica è un disturbo spesso presente in alcuni bambini o adolescenti in cui il disturbo di ansia e di paura ad andare a o restare a scuola diviene talmente evidente da compromettere in modo significativo la vita scolastica e la regolare frequenza dell’alunno.

Questa paura spesso immotivata della scuola si caratterizza per una forte ansia, a volte unita a degli attacchi di panico legati alla presenza dell’ambiente scolastico. Il rifiuto della scuola è la prima manifestazione che l’adolescente evidenzia e che compromette spesso la sua carriera scolastica. L’ansia eccessiva diviene invalidante per alcuni ragazzi e compromette lo svilupparsi di relazioni amicali sane e mette a rischio isolamento l’adolescente, alterando il suo normale ciclo vitale.
Le conseguenze spesso evidenti nei ragazzi possono riguardare lo sviluppo emotivo, sociale, scolastico e relazionale.

L’ ansia scolastica nasce talvolta dal normale desiderio di essere amati e stimati e dalla paura di essere rifiutati. Essa nasconde la paura dell’insuccesso scolastico, del giudizio negativo dei genitori e degli insegnanti e il timore di non essere capaci di superare la prova che si deve affrontare, come ad esempio l’esame di terza media o l’esame di maturità.

L’ansia da prestazione scolastica si manifesta, a livello psicologico-comportamentale attraverso una serie di sintomi: pianti inconsolabili, tremori e tachicardia, mente offuscata e smarrimento, crisi di panico all’ingresso della classe o prima di partire da casa per andare a scuola; spesso questi disturbi si trasformano in manifestazioni psicosomatiche quali: frequenti mal di testa, mal di pancia vomito e febbre,  Molti genitori insieme ai loro bambini e adolescenti giungono in terapia in età scolare raggiungendo dei picchi in alcuni momenti cruciali del percorso scolastico: tra i 5 e i 7 anni all’inizio della scuola primaria, tra i 10 e gli 11 anni con l’inizio della scuola secondaria di primo grado, tra i 13 e i 14 anni con l’inizio della scuola secondaria di secondo grado.

Spesso le cause dell’ansia scolastica possono essere riconducibili ad altre variabili come: l’ansia da separazione dai genitori nei più piccoli, la paura di episodi di bullismo in classe o a scuola nei più grandi, il timore dell’insegnante soprattutto durante la scuola di secondo grado e le superiori, il timore di avere brutti voti e il conseguente timore di non essere all’altezza delle aspettative genitoriali. Il bambino o il ragazzo manifesta ai genitori una sensazione angosciosa come se qualcosa di terribile stia per accadere, sia essa una disgrazia o una malattia, che possa colpire lui o le persone a lui più care, spesso sono i genitori. Il bambino ha difficoltà a descrivere ciò che realmente pensa o prova e per questo avverte sempre più angoscia. 

Un intervento efficace e tempestivo è di fondamentale importanza per prevenire o curare l’ansia e gli attacchi di panico a scuola, risulta infatti  palese come problematiche del genere  possono compromettere seriamente la qualità della vita in una delle fasi più delicate del ciclo di vita qual è l’adolescenza.  La cura migliore è, come sempre, la prevenzione intesa come ricerca di segni o sintomi presenti nell’adolescente che possono degenerare in veri e propri quadri clinici,: in questa  ottica, risulta di fondamentale importanza la collaborazione  tra scuola e famiglia.