Qual è l’età giusta per iscrivere il bimbo al nido?

ASILO NIDO, DA CHE ETÀ?

Solitamente un nido si divide in tre sezioni:

  •  LATTANTI (0-12 mesi)
  •  SEMIDIVEZZI (12-24 mesi)
  •  DIVEZZI (24-36 mesi).

Non esiste un’età precisa per iscrivere i bimbi al nido, L’ideale sarebbe poter tenere a casa il bambino fino a 18 mesi. Dopo l’anno e mezzo di età, infatti, i bambini si adattano più facilmente alle novità, riescono a socializzare meglio e ad apprezzare la vita e i giochi insieme ai coetanei. 

Quale che sia la modalità più corretta da intraprendere per un buon inserimento è definita dalle competenze e dalla professionalità di chi le applica.



Fondamentale è rispettare il benessere del bambino e accogliere tutte le emozioni che presenta.

Le attività, oltre a stimolare lo sviluppo senso-motorio del bambino, favoriscono lo sviluppo delle seguenti capacità:

  • Logico-pratiche (manipolazione di pongo, plastilina, carta, stoffa, carta crespa)
  •  Logico-sensoriali (giochi di classificazione a riordinare oggetti per grandezza, forma e colore)
  •  Espressive (canzoncine abbinate a movimenti, strumenti musicali, colori a cera, a dita e tempere)
  • Affettive (bambole, peluche, piatti, tazzine e pentole di plastica)

È importante che il bambino sia pronto a questo passaggio. Già dai giorni prima dell’inserimento è bene che gli si parli del fatto che andrà all’asilo e raccontargli che cosa farà, dicendogli che ci saranno altri bambini con cui potrà giocare e descrivergli l’ambiente in cui sarà inserito.

I bambini, soprattutto se piccoli, comunicano con il pianto. Bisogna comunicare a loro che per il momento stare all’asilo è faticoso, ma che poi staranno bene. Un inserimento difficile all’asilo può comportare anche un rifiuto del cibo da parte del bambino. La strategia migliore è quella di lasciare stare il bambino, che sicuramente riprenderà a mangiare normalmente quando sarà più sereno. Se invece non dorme, meno saremo preoccupati noi, più il bimbo avrà la possibilità di stare bene e riprendere la sua normale routine. Il sonno è una vera e propria esperienza di separazione.

 Ci sono poi quei piccoli che manifestano la tensione dell’inserimento con un’eccessiva agitazione, irrequietezza manifestando addirittura atteggiamenti ipercinetici per un certo periodo. Dobbiamo comunque leggere questi comportamenti come l’espressione di un disagio che comunque accompagna qualsiasi adattamento ad uno nuova situazione: ogni bambino ha i suoi tempi e le sue modalità di reazione e difesa.

Importantissimo nella fase di inserimento è soprattutto il fornire al bambino la figura dell’educatrice di riferimento in modo che possa capire chi si prenderà cura di lui e chi lo conterrà nei momenti di sconforto visto che la mamma non ci sarà.

Bisogna sempre affrontare con fermezza e calma quelle che sono le difficoltà che un inserimento comporta. La mamma deve essere la prima a sentirsi pronta nel separarsi dal bambino affinché lui possa accettare questa esperienza. 

Per ulteriori informazioni rivolgersi a Dottoressa Chiara Patruno cell. 3472439780